Echi
2003
2008 simmetria personale, Fabbrica Borroni, Bollate, Milano
2007 Echi, Palazzo Gonzaga, Volta Mantovana, Mantova
2007 Spazio Visivo, Festival della Creatività, Fortezza da Basso, Firenze
2005 Intersezioni - Video e Installazioni, Interzona, Verona
2003 Fabbrica delle Idee, Fabbrica Cometti, Caprino Veronese (Vr)
carta, legno, circuiti luminosi con timer
parallelepipedo di 600 x 115 x 70h cm + base 130 cm
Un edificio buio, nero. Lo spettatore è libero di camminarvi attorno, e improvvisamente si animano delle scene.
La luce mostra a dissolvenze irregolari delle stanze desolate arredate soltanto da tagli luminosi che entrano da porte socchiuse, da fessure nelle pareti interne.
Il lavoro ha la sua forza nei silenzi, e nelle pause tra pieni e vuoti. Sembrano stanze in abbandono, ma non lo sono. Sono paesaggi di transito, dove figure mute se ne stanno in disparte ad aspettare. Ombre umane che oscillano per il calore della luce e si stagliano improvvisamente sulle superfici.
Spazi vuoti nei quali rimangono questi continui giochi, èchi luminosi di un'impossibile comunione, di un'impossibile comunicabilità. Rimane l'attesa senza però che vi sia un raggiungimento.
C'è anche una piccola apertura a sagoma d'uomo, e lo spettatore può attraversarla con lo sguardo: l'interno è un corridoio, un tunnel fondo che attraversa l'edificio, nel quale si affacciano le mille stanze che popolano l'interiorità.
La persona è fragile quanto una sagoma ritagliata e trema per effetto del calore della luce proiettata. Ritagliata e incerta.
L'io interno è un grande deserto. Tagli di luce vanno ad illuminare o meglio a far chiarezza sulla desolazione assoluta. Ampio, vasto deserto, di polvere. Gli èchi sono le vibrazioni luminose che si ripercuotono negli spazi per poi dissolversi nell'aria. Stanze vuote dove tutto è intravisto.
Un discorso di lontananze, con Figure che abitano lo stesso edificio senza incontrarsi. C'è tempo e movimento.